Cantar de Roncesvalles

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Cantar de Roncesvalles
Cantar de Roncesvalles, f. 1v.º.
Periodo1225-1250
Generepoema
Sottogenerepoema epico
Lingua originalespagnolo medievale, navarro aragonese
PersonaggiCarlo Magno, Orlando, Marsino

Il Cantar de Roncesvalles è un poema epico scritto in spagnolo medievale con tratti del navarro aragonese composto probabilmente tra il 1225 e il 1250.

Secondo gli studi di Ramón Menéndez Pidal era formato originariamente da 5.500 versi, ma ci è pervenuto un solo frammento di 100 versi.

Come spiega lo stesso Menéndez Pidal, il Cantar de Roncesvalles tratta della conquista della Hispania da parte di Carlo Magno, eccetto Saragozza; ad accompagnarlo c'è Orlando, figliastro di Ganelón, che tradisce le truppe carolinge essendo alleato del re saraceno Marsino. Di ritorno dalla Francia, Carlo Magno mette Orlando a capo della retroguardia del suo esercito, che viene sorpreso dai mori a Roncisvalle, in una battaglia in cui intervengono diversi eroei. La temerarietà eroica di Orlando fa sì che i mori retrocedano; alla fine l'eroe riesce a tagliare un braccio a Marsino.

I saraceni riorganizzano le proprie file e lanciandosi contro i francesi, riescono man mano ad ucciderne un gran quantitativo. Cosciente della disfatta in corso, Orlando chiede aiuto a Carlomagno suonando la tromba; questi arriva e provoca la fuga dei mori, ma scopre la morte del suo eroe Orlando.

Rapporto con l'epica francese

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Il Cantar de Roncesvalles non è ispirato direttamente alla tradizione poetica francese della Chanson de Roland, data la presenza di elementi originali come la morte di Reinaldo, l'allusione al cammino di Santiago o i personaggi di Baldovino e Beltrano.

Si tratta dunque di uno sviluppo originale della materia epica della letteratura spagnola. Prendendo spunto dalla storia di Orlando, nella penisola iberica si è acquisito una personalità propria, distanziandosi così dalla tradizione gallo-romanica. La leggenda che ispirò il Cantar è probabilmente pervenuta tramite la Provenza nel XII secolo. L'indipendenza dalla tradizione è stata confermata dalla comparsa della Nota emilianense, una glossa del terzo quarto dell'XI secolo, che essendo anteriore a tutti gli altri poemi francesi, dà idea dell'antichità del poema.

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